[A] Se, ai sensi dell'art. 208 del D.lgs. 150/2006, l'autorizzazione unica può costituire variante allo strumento urbanistico solo se in sede di conferenza dei servizi sia acquisita la determinazione positiva del Comune. [B] Se la realizzazione di un impianto di recupero di rifiuti inerti non pericolosi sia compatibile con la destinazione agricola dell'area.
Nel caso di mancata individuazione del responsabile dell’inquinamento le opere di bonifica di un sito inquinato sono effettuate ai sensi dell’art. 250 del D.Lgs. 152/2006?
Nell’ambito del procedimento di cui all’art. 208 del D.Lgs. 152/2006 le valutazioni in merito alla prospettiva urbanistica possono confluire nel profilo ambientale?
L’autorizzazione unica regionale di cui all’art. 208 del D.Lgs. 152/2006 costituisce anche titolo abilitativo edilizio alla realizzazione di un impianto di smaltimento o recupero di rifiuti?
Sulla valenza del parere del Comune in sede di conferenza di servizi, con riferimento all’art. 208 del D.Lgs. 152/2006 in tema di variante allo strumento urbanistico.
Sulla necessità di una interpretazione restrittiva di quanto stabilito dall’art. 208 del D.Lgs. 152/2006 in tema di variante allo strumento urbanistico.
Sull’applicabilità dell’istituto del silenzio-assenso in procedimenti riguardanti l’ambiente e, in particolare, per quanto riguarda le discariche di rifiuti e l’art. 29 nonies, comma 1, del D.Lgs. 152/2006.
L’ordinanza di rimozione dei rifiuti abbandonati ex art. 192 del D.Lgs. 42/2004 deve essere sempre preceduta dalla comunicazione di avvio del procedimento ai soggetti interessati?
[A] Sui profili di responsabilità del proprietario dell'area, non autore del danno, per l'abbandono o il deposito incontrollato di rifiuti ai sensi dell'art. 192 del D.lgs. 152/2006. [B] E' legittima l'ordinanza di ingiunzione alla rimozione dei rifiuti non inviata a tutti i comproprietari dell'area?
Sulla necessità di un’adeguata istruttoria con riferimento al provvedimento autorizzatorio in tema di scarichi idrici (e dunque smaltimento dei rifiuti) e al provvedimento di diniego o appositivo di prescrizioni a carico del privato.
In tema di gestione dei rifiuti, il sequestro giudiziario dell’area impedisce al proprietario della medesima di eseguire l’ordinanza sindacale di rimozione dei rifiuti?
In ordine alla diversità di disciplina sussistente tra regime semplificato e regime ordinario in materia di avvio di attività di recupero dei rifiuti rispetto alla necessità del presupposto della regolarità edilizia.
In tema di impianti di trattamento rifiuti, è esclusa la necessità di sottoporre a VAS le modifiche a provvedimenti di A.I.A. che determinino modifiche a piani e programmi di pianificazione territoriale e urbanistica, se esse non producono impatto ambientale significativo automatico dalla verifica di assoggettabilità a VAS?
Sussiste la responsabilità per colpa a carico dei proprietari di un fondo per l’assenza di vigilanza o di accorgimenti, quale la realizzazione di una recinzione, atti a scongiurare il reiterarsi di possibili illeciti versamenti di materiali di risulta da parte di terzi nell’area di propria pertinenza?
Se in caso di impugnazione dell’esito di una conferenza di servizi (avente ad oggetto nel caso in questione la rimozione dei rifiuti) l’onere di notifica del ricorso sussiste soltanto nei confronti delle Amministrazioni i cui pareri o prescrizioni costituiscano oggetto delle censure formulate con il ricorso.
Sulla legittimità dell’ordine di rimozione e smaltimento dei rifiuti di cui all’art. 192 d. lg. n. 152 del 2006 nel caso in cui vi sia stato un comportamento negligente da parte del soggetto ritenuto responsabile.
Sull’accertamento della responsabilità in tema di rifiuti del proprietario del suolo agli adempimenti di cui all’art. 192, comma 3, D.Lgs. 152/2006 fondato su presunzioni.
Sul caso di proroga di un regime autorizzatorio eccezionale allo svolgimento dell’attività di smaltimento dei rifiuti liquidi non pericolosi senza soluzione di continuità. Sul fenomeno di successione tra norme eccezionali e norme regolari.
Il percolato, che viene convogliato direttamente in un depuratore e dopo il trattamento scaricato in un corpo idrico ricettore, è un refluo industriale oppure un rifiuto liquido?
[A] Il proprietario “non responsabile” dell’inquinamento è tenuto ad adottare le misure di prevenzione di cui all’art. 240, comma 1, lett. i), del D.Lgs. 152/2006 e le misure di messa in sicurezza d’emergenza? [B] Le acque emunte da una falda nell’ambito di interventi di bonifica di siti inquinati devono essere ricondotte all’interno della categoria dei rifiuti liquidi o dei reflui industriali?
L’eliminazione dall’assetto impiantistico di un capannone destinato allo stoccaggio di rifiuti costituisce una modifica ai sensi dell’ all’art. 5, comma 1, lett. l), del D.Lgs. 152/2006, che può incidere sulle condizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, essendo, in astratto, suscettibile di produrre effetti ambientali?
Se un ordine di smaltimento dei rifiuti rivolto al proprietario di un fondo, in ragione di tale sua qualità, sia legittimo anche in assenza del nesso causale tra la condotta del proprietario e l’abusiva immissione di rifiuti nell’ambiente.
Se sia applicabile il principio di precauzione a fondamento del giudizio negativo di compatibilità ambientale di un progetto di realizzazione di un impianto di smaltimento di rifiuti anche pericolosi, in caso di rischi sottesi all’intervento non certi.
Se la valutazione della presenza di sostanze pericolose oltre i limiti di soglia previsti dal D.Lgs. 105/2015 (“Seveso”), ai fini dell’assoggettamento di uno stabilimento alla medesima, possa essere devoluta all’autodeterminazione del gestore attraverso una verifica svolta “momento per momento” sulla base di procedure operative, o debba essere ricavata dalla capacità degli impianti, così come ufficialmente accertata dal provvedimento autorizzatorio di riferimento, quale l’autorizzazione integrata ambientale (A.I.A.).
In tema di rifiuti, affinché il proprietario del suolo sia condannato agli adempimenti previsti dall’art. 192 del D.Lgs. 152/2006, è necessario che l’accertamento della sua responsabilità sia effettuato in contraddittorio?
In ordine ai presupposti degli obblighi di rimozione e smaltimento in capo al titolare dell’area interessata dall’abbandono di rifiuti ai sensi dell’art. 192, comma 3.D.lgs n. 152/2006.
[A] Sui soggetti destinatari dell’ordine di rimozione dei rifiuti, ai sensi dell’art. 192, comma 3 del D.lgs 152 del 2006. [B] L’ordine di rimozione deve specificare l’apporto causale dei soggetti reputati coinvolti nella condotta illecita?
[A] Se sussista un’eccezione alla regola secondo cui l’atto endo-procedimentale non è autonomamente impugnabile, nel caso di atti di natura vincolata idonei ad imprimere un indirizzo ineludibile alla determinazione conclusiva.
[B] Se la normativa nazionale (D.Lgs. 152/2006), nella parte in cui non contempli la possibilità di imporre al proprietario del fondo inquinato, non responsabile dell’inquinamento, l’obbligo di eseguire gli interventi di messa in sicurezza di emergenza e/o di bonifica, risulti compatibile con gli altri principi comunitari in materia di tutela dell’ambiente.
Se ai sensi dell’art. 182, comma 3, del D.Lgs. 152/2006 il divieto di smaltimento dei rifiuti in Regioni diverse da quelle in cui gli stessi sono stati prodotti si applichi esclusivamente con riferimento alla tipologia dei cd. “rifiuti urbani non pericolosi”, e non con riferimento ai rifiuti speciali, non pericolosi e pericolosi. Se inoltre il criterio di prossimità valga anche per la gestione dei rifiuti speciali e non solo per quelli urbani.
Sulla differibilità delle valutazioni tecnico-pratiche in merito al rilascio di un provvedimento di autorizzazione per l’installazione di un impianto di produzione di bio-metano derivante dal trattamento di rifiuti del tipo F.O.R.S.U.
Sulle differenze sostanziali tra la Valutazione ambientale strategica (VAS) e la Valutazione di impatto ambientale (VIA) e sul concetto di “area vasta”.
In merito alla responsabilità da deposito e abbandono di rifiuti contenenti amianto non solo in capo al soggetto che ha effettuato il rilascio incontrollato ma anche in capo al proprietario del suolo quando non sia esente da dolo o colpa
Sulla qualificazione di “rifiuto” nell’ipotesi di assenza di previsioni normative che prevedano, con riferimento a determinate sostanze, uno specifico obbligo in capo al detentore in ordine al loro smaltimento.
[A] Se ai fini della sussistenza della legittimazione ad agire, in materia ambientale, sia sufficiente il parametro della vicinitas.
[B] Sul rapporto tra il procedimento per la valutazione d’impatto ambientale (VIA) e quello per il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale (AIA), anche ai fini della loro impugnazione.
[C] Sulla rilevanza del dissenso dell’Amministrazione locale espresso in sede di conferenza di servizi.
Se alla luce della giurisprudenza più recente, la proprietà di immobili ubicati sul territorio interessato dalla localizzazione di un impianto di raccolta rifiuti sia sufficiente a radicare la legittimazione al ricorso, laddove non sia predeterminabile la distanza oltre la quale gli effetti potenzialmente pregiudizievoli non siano suscettibili di verificarsi.
Sulla legittimazione passiva del curatore fallimentare all’ordine di rimozione di rifiuti in un sito industriale dall’impresa cessata, alla luce della sentenza del Consiglio di Stato, Adunanza Plenaria n. 3 del 26 gennaio 2021.
Il proprietario o titolare di altro diritto di godimento sul bene risponde sempre della bonifica del suolo, in solido con colui che ha concretamente determinato il danno?
In che misura deve essere inteso il dovere di diligenza posto a carico del proprietario di un fondo, in ordine alle cautele necessarie per prevenire l’abusivo abbandono dei rifiuti?
La curatela fallimentare può essere destinataria di ordinanze volte alla tutela dell’ambiente per effetto del precedente comportamento dell’Impresa fallita?
Sul canone del ‘più probabile che non’ in materia di responsabilità de proprietario del fondo inquinato. E' possibile sostenere che l’operatore non è tenuto a sostenere i costi delle azioni di riparazione se è in grado di dimostrare che i danni in questione sono opera di un terzo e si sono verificati nonostante l’esistenza di idonee misure di sicurezza?
Sull'interpretazione dell’art. 208 del d.lgs. n. 152/2006: razionale gestione del ciclo dei rifiuti a tutela della salute pubblica e tutela del paesaggio e dell’ecosistema.
[A] Sul principio “chi inquina paga”. Profili di analisi: (a) qualificazione della situazione come inquinamento; (b) definizione del contenuto degli interventi di messa in sicurezza e di bonifica; (c) l’individuazione del responsabile. [B] Il predetto principio può essere invocato al fine di escludere l’applicazione di una normativa nazionale in materia ambientale quando non sia applicabile nessuna normativa comunitaria? [C] La disciplina sull’obbligo di rispristino del danno ambientale può riferisrsi anche a fatti remoti ed antecedenti all'entrata in vigore della stessa?
Sul principio del "chi inquina paga": il proprietario del bene bonificato può sottrarsi all’onere reale gravante sul suo fondo invocando a proprio favore la circostanza che non si riesca ad individuare il responsabile?
Sull'obbligo di rimozione dei rifiuti di cui all'art. 192 del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152: secondo quali criteri deve essere declinato il dovere di diligenza posto in capo al proprietario del fondo?
In caso di rinvenimento di rifiuti lasciati sul fondo altrui da ignoti, il proprietario può essere chiamato per ciò solo a rispondere della fattispecie di abbandono o deposito incontrollato di rifiuti sulla propria area?
Sulla responsabilità gravante sui proprietari e sui titolari di diritti reali o personali di godimento su fondi in cui sono stati illecitamente operati sversamenti di rifiuti.
L'obbligo di ripristino del fondo a carico del titolare di un diritto di godimento sul bene oggetto di abbandono e deposito incontrollato di rifiuti ha natura di obbligazione propter rem?
In caso di rinvenimento di rifiuti abbandonati da parte di terzi ignoti, il proprietario del fondo può essere destinatario di un'ordinanza sindacale di rimozione e rimessione in pristino che prescinde dall'individuazione a suo carico dell'elemento soggettivo del dolo o della colpa?
Il potere di ordinanza ex art.14, D.L. vo 5 febbraio 1997, n. 22 (ora art. 192, D.L.vo n. 152/2006) è assimilabile al provvedimento extra ordinem di cui all'art. 54 D.L. vo n. 267/2000? Che rilevanza assume tale questione sull'individuazione dell'organo competente all'adozione?
Il proprietario di un fondo può ritenersi responsabile dello sversamento di rifiuti sullo stesso da altri effettuato sol perché non ha provveduto alla recinzione dello stesso?
L'obbligo di ripristino del fondo a carico del titolare di un diritto di godimento sul bene oggetto dell'abbandono di rifiuti ha natura di obbligazione propter rem?
Sulla vexata quaestio della natura della responsabilità del proprietario di un fondo oggetto di abbandono indiscriminato di rifiuti da parte di ignoti.
[A] Che rilevanza assume, ai fini degli obblighi di rimozione e smaltimento, la titolarità del diritto reale sulle aree interessate dall’abbandono dei rifiuti? [B] L'ordinanza di rimozione dei rifiuti deve essere preceduta dalla preventiva e formale comunicazione dell'avvio del procedimento?
La competenza del sindaco ad emanare le ordinanze in materia di rimozione di rifiuti, ex art. 14 d. lgs. 5 febbraio 1997, n. 22 (decreto Ronchi), può essere affermata anche successivamente all’entrata in vigore del d. lgs.18 agosto 2000, n. 267 (TUEL) e fino all’entrata in vigore del il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (codice ambientale)?
La competenza a disporre con ordinanza le operazioni necessarie alla rimozione ed allo smaltimento dei rifiuti previste dal comma 2 dell'art. 192, D. Lgs. 152/2006, spetta al Sindaco o al dirigente?
Sulla figura del “responsabile dell’inquinamento” e sulla vexata quaestio della natura della responsabilità del proprietario di un fondo oggetto di abbandono indiscriminato di rifiuti da parte di ignoti: principi giurisprudenziali fondamentali.
Quali sono i presupposti affinché il proprietario del fondo inquinato possa essere obbligato allo smaltimento dei rifiuti? Può correlativamente ritenersi esistente un generale obbligo di recinzione?
[A] In quali casi i residui da demolizione possono essere ricondotti alle categorie delle materie prime secondarie o dei sottoprodotti? Insomma, ai fini del reato previsto dall'art. 256, commi 1-3, del d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, i materiali provenienti da demolizione possono essere qualificati come rifiuti? [B] Quand'è che può parlarsi di deposito temporaneo?
Sull’art. 208, comma 6, del d.lgs. n. 152 del 2006: può l'amministrazione denegare il rinnovo dell’A.I.A. basandosi semplicemente sulla presunta illegittimità urbanistica della precedente A.I.A.?
Qual'è il criterio da utilizzare per l' accertamento del nesso causale tra operatore e inquinamento? E' possibile presumere l’esistenza di un nesso di causalità tra determinati operatori e l’inquinamento accertato attraverso semplici indizi plausibili?
Sulla prova della responsabilità di cui all'art. 192 del codice dell'ambiente, con particolare riferimento all'esistenza di un nesso di causalità fra l'azione o l'omissione ed il superamento —o pericolo concreto ed attuale di superamento— dei limiti di contaminazione.
A seguito della risoluzione del contratto di leasing, può il proprietario che sia rientrato nei suoi poteri ritenersi responsabile della corretta bonifica dei rifiuti di amianto?
Sulla vexata quaestio della natura della responsabilità del proprietario di un fondo oggetto di abbandono indiscriminato di rifiuti da parte di ignoti. Insomma, quali misure è tenuto ad adottare il proprietario non responsabile dell'inquinamento?
Sulla responsabilità del curatore fallimentare sull’abbandono dei rifiuti: la curatela fallimentare può essere destinataria di ordinanze sindacali dirette alla tutela dell’ambiente, per effetto del precedente comportamento omissivo o commissivo dell’impresa fallita?
Sull'abbandono di rifiuti: la curatela fallimentare può essere destinataria, a titolo di responsabilità di posizione, di ordinanze sindacali dirette alla tutela dell’ambiente in ragione del precedente comportamento omissivo o commissivo dell’impresa fallita?
La mancanza di regolamenti comunitari o di decreti ministeriali relativi alle procedure di recupero di determinati rifiuti, precludere sic et simpliciter il potere dell’Autorità competente di valutare comunque l’eventuale rilascio delle relative autorizzazioni?
La curatela fallimentare subentra negli obblighi più strettamente correlati alla responsabilità dell'imprenditore fallito in tema di abbandono di rifiuti? L'ordine di bonifica può essere intimato al curatore fallimentare?
Può l'Amministrazione, in via generale, dettare disposizioni di “interpretazione autentica” su propri pregressi provvedimenti? In tal senso il privato può esigere l’adozione di un provvedimento di interpretazione autentica sulle determinazioni del Settore Ambiente e Rifiuti della Provincia in ordine alle attività di risanamento ambientale?
Sull'art. 192 d.lgs 152 del 2006: è possibile configurare una responsabilità oggettiva a carico del proprietario o di colui che a qualunque titolo abbia la disponibilità dell'area interessata dall'abbandono dei rifiuti?
Sulla tutela paesaggistica in tema impianti per lo smaltimento dei rifiuti: l’attività di gestione rifiuti in zona paesaggisticamente vincolata deve ritenersi soggetta (anche) all’autorizzazione dell’Autorità preposta al vincolo a prescindere dalla circostanza che venga svolta in impianto già esistente?
[A] L’interesse del privato ad impugnare lo strumento pianificatorio può esaurirsi nella generica aspettativa a una migliore pianificazione dei suoli di propria spettanza? [B] Sull’articolo 5, comma 1, lettera p) del decreto legislativo n. 152 del 2006 e sulle nozioni di “autorità competente” e “autorità procedente”: che rapporti intercorrono tra i due enti? Cosa accade nell’ipotesi in cui possa riscontrarsi la compresenza delle due funzioni di autorità procedente e di autorità competente nell’ambito della stessa amministrazione?
Può il Responsabile del Settore Tecnico del Comune adottare l’ordinanza a disporre le operazioni necessarie alla rimozione ed allo smaltimento dei rifiuti di cui all’art. 192 del D. Lgs. n. 152 del 2006?
Può il curatore fallimentare di una società posta in procedura concorsuale essere destinatario di ordini di smaltimento di rifiuti e di bonifica di siti contaminati?
Sulla natura e i caratteri della normazione contenuta nei piani urbanistici, con particolare riferimento alle prescrizioni del piano regionale dirette a limitare o vietare del tutto di realizzare ampliamenti di strutture di smaltimento di rifiuti
L’ordinanza di rimozione, recupero e smaltimento dei rifiuti e di ripristino dello stato dei luoghi può essere adottata dai dirigenti comunali? Cosa accade nel caso di Unione di Comuni?
[A] L’obbligo di rimozione dei rifiuti di cui all’art. 192, d.lgs. 152/20016 sorto in capo ad una società di capitali può ricadere in via automatica sui soci della stessa? [B] L'obbligo di ripristino del fondo a carico del titolare di un diritto di godimento sul bene sul quale è avvenuto l’abbandono può essere qualificato come un’obbligazione propter rem?
[A] Le considerazioni relative all'urbanistica e agli strumenti di programmazione devono essere considerate estranee al procedimento di VIA? [B] Sui dubbi di illegittimità costituzionale dell’art. 208 c.6 del d.lgs. n. 152 del 2006
[A] Sull’ordinanza sindacale di rimozione dei rifiuti e, in particolare, sulla prova del riutilizzo di materiali aventi l’oggettiva consistenza di rifiuti. [B] Teloni e i film di protezione dei prodotti e veicoli fuori uso devono essere qualificati come rifiuti?
Sul comma 3 dell’art. 192 del decreto legislativo n. 152 del 2006 in tema di rimozione, avvio a recupero e smaltimento dei rifiuti: il procedimento dallo stesso previsto deve necessariamente essere preceduto dalla comunicazione di avvio?
[A] Sull’art. 192 d.lgs. n. 152/06: la norma configura un'ipotesi legale di responsabilità oggettiva? [B] Su quali elementi va valutata l’idoneità delle cautele adottate dal soggetto proprietario o utilizzatore del bene? [C] L'eventuale mancata recinzione del fondo costituisce di per sé la prova della colpevolezza del proprietario? [D] Può ritenersi esigibile la predisposizione di un servizio di vigilanza notturno e diurno sull’area?
Sull’art. 192, 3° comma del d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152: la mera qualifica di proprietario del suolo può rappresentare la fonte di una responsabilità a titolo oggettivo per il ritrovamento di rifiuti e il loro smaltimento?
Le procedure autorizzative semplificate previste dagli artt. 214 e seguenti del D.Lgs 152 del 2006 riguardano solo “l’esercizio delle operazioni di recupero dei rifiuti” (art. 216 comma 1) ovvero anche la legittimazione sotto il profilo edilizio degli impianti attraverso cui tali attività vengono svolte?
Sulla ammissibilità o meno della tesi secondo cui le autorizzazioni all’esercizio dell’impianto di recupero e messa in riserva di rifiuti non pericolosi avrebbero carattere unitario ed assorbirebbero, pertanto, in sé anche il rilascio dei permessi edilizi
[A] Una volta individuati esattamente l’estensione dell’area soggetta all’obbligo di rimozione dei rifiuti e il soggetto tenuto ai relativi adempimenti, che rilevanza assumono eventuali errori compiuti dall’Amministrazione nelle operazioni di quantificazione della volumetria dei rifiuti? [B] Sull'art. 107, d.lgs. n. 267 del 2000: a chi spetta la competenza relativa all'emanazione dell'ordinanza di rimozione, recupero e smaltimento dei rifiuti e di ripristino dello stato dei luoghi?
Il procedimento finalizzato all’installazione ed all’esercizio degli impianti di recupero e messa in riserva di rifiuti non pericolosi assorbe in sé anche il rilascio dei permessi edilizi?
Sull’obbligo e sui limiti di procedere alla rimozione dei rifiuti relativamente al responsabile, al proprietario del sito ed al titolare di diritti reali o personali di godimento relativi ad esso
Che rilevanza assume l'adozione di ordinanze contingibili ed urgenti da parte del Sindaco (o delle altre autorità competenti previste dalla norma), ai sensi dell'art. 191 d.lgs. 152 del 2006 sulle attività di smaltimento di rifiuti non autorizzate integranti reato?
Sulla natura assunta dall’ordinanza di rimozione dei rifiuti abbandonati di cui all’art. 192 del decreto 152 del 2006 e sui rapporti intercorrenti tra questa e l’ordinanza di cui all’art. 50 o 54 del TUEL
Può la titolarità dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività di recupero rifiuti essere utilmente opposta al Comune quale variante urbanistica ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 208 D.Lgs. n. 152/2006?
Sulla legittimazione attiva delle amministrazioni comunali in materia ambientale, con particolare riferimento all’ipotesi della realizzazione di un’opera (un impianto di trattamento di rifiuti) sul territorio di un comune limitrofo
[A] Sulla legittimazione ad agire avverso un provvedimento avente un oggetto particolare e specifico: il trattamento dei rifiuti. [B] Sulla devoluzione alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo delle controversie attinenti alla complessiva azione di gestione dei rifiuti
Quali strumenti urbanistici possono essere sussunti nel disposto dell’art. 208, co. 6 del codice dell’ambiente? A mente del combinato disposto degli artt. 6, co. 12 e 208, co. 6, del codice dell’ambiente, l’approvazione del progetto di costruzione e gestione di un impianto di smaltimento e recupero di rifiuti, oltre a sostituirsi a tutti gli atti di assenso regionali, provinciali e comunali, costituisce variante automatica agli strumenti urbanistici comunali ed anche a tutti gli altri piani e programmi sovra ordinati?
L’ordinanza che dispone le operazioni necessarie alla rimozione ed allo smaltimento dei rifiuti può rientrare nella competenza del Responsabile del Settore Vigilanza, ovvero è di competenza esclusiva del sindaco?
[A] L’art. 192, d.lgs. n. 152 del 2006 esclude a priori la possibilità per l'ente di far uso, per garantire la rimozione dei rifiuti, del potere extra ordinem proprio delle ordinanze contingibili ed urgenti? [B] Cosa succede quando a trasgredire le leggi a tutela dell'ambiente e della salute sia una Regione? [C] Sull’elemento soggettivo richiesto dall’art. 192 del testo unico n. 152 del 2006
Sulla prestazione di garanzie riferite al periodo di post gestione delle discariche: può quest’ultima essere estesa anche a discariche già chiuse, ovvero per le quali nulla si disponga in merito al Piano di adeguamento?
[A] Come va intesa la dizione secondo la quale, in materia di tutela dell’ambiente, lo Stato stabilisce “standard minimi di tutela”? [B] Può la normativa regionale, almeno nelle more della definizione dei criteri statali, imporre divieti generali di “realizzazione e utilizzo di determinati impianti su tutto il territorio regionale”? [C] Alle Regioni è consentito introdurre un limite di localizzazione delle discariche, legato alla saturazione del territorio, come il Fattore di Pressione?
[A] Quale responsabilità può essere imputata ai proprietari delle aree interessate dallo “spargimento dei rifiuti”, laddove quest’ultimo consista nello spargimento di rottami tipici come parti di fusoliera, di carrelli, di timoni di coda e di parti interne, conseguente allo schianto di un velivolo? [B] Che rilievo assume ai fini della configurabilità o meno di una responsabilità del proprietario dell’area la “vetustà” dei rifiuti? L’inerzia delle amministrazioni coinvolte ed il lungo tempo trascorso dai fatti rendono i rottami res derelictae usucapibili con il decorso del tempo dai proprietari dei terreni?
Sull’interpretazione dell’art. 208, co. 6, d.lgs. n. 152 del 2006: lo strumento urbanistico richiamato dalla norma, deve essere identificato con il solo piano regolatore comunale, ovvero è riferibile anche ai piani e programmi di livello superiore [con la rilevante conseguenza che l’approvazione del progetto di costruzione e gestione di un impianto di smaltimento e recupero di rifiuti, oltre a sostituirsi a tutti gli atti di assenso regionali, provinciali e comunali (e valere come dichiarazione di pubblica utilità indifferibilità e urgenza), dovrebbe costituire variante automatica non solo agli strumenti urbanistici comunali ma anche a tutti gli altri piani e programmi sovra ordinati]?
Lo strumento urbanistico richiamato dall’art. 208, co. 6, d.lgs. n. 152 del 2006, deve essere identificato con il solo piano regolatore comunale, ovvero è riferibile anche ai piani e programmi di livello superiore [con la rilevante conseguenza che l’approvazione del progetto di costruzione e gestione di un impianto di smaltimento e recupero di rifiuti, oltre a sostituirsi a tutti gli atti di assenso regionali, provinciali e comunali (e valere come dichiarazione di pubblica utilità indifferibilità e urgenza), dovrebbe costituire variante automatica non solo agli strumenti urbanistici comunali ma anche a tutti gli altri piani e programmi sovra ordinati]?
Sulle matrici materiali di riporto che non siano risultate conformi ai limiti del test di cessione: la qualificazione dei materiali di riporto come “fonti di contaminazione” prevale sulla qualificazione di “matrici ambientali” e impone di intervenire su tali materiali con le specifiche modalità previste dal citato art. 3 comma 3, anziché con le procedure ex artt. 242 ss. del Codice dell’ambiente?
All’interno dello schema procedimentale del comma 9 dell’art. 29-decies del D.Lgs. n. 152/2006, alla diffida può essere riconosciuta anche la funzione di avviso di avvio del procedimento?
Sulla procedura di estinzione dei reati di cui alla Parte VI-bis, D.Lgs. 152/06 introdotta dalla legge 22 maggio 2015, n. 68; in particolare sui verbali di prescrizione di cui all’art. 318-ter del citato decreto legislativo: dubbi del T.A.R. Toscana in merito alla giurisdizione e alla legittimità costituzionale
Sul coinvolgimento del proprietario del terreno, quand’anche non sia responsabile dell’inquinamento, nelle spese di messa in sicurezza e di bonifica del sito: sull’istituto dell’onere reale
Quand’è che una norma predispone una suddivisione interna alla medesima tipologia di fanghi e quando, invece, può ritenersi introdotta una nuova categoria di fanghi?
[A] Sull’art. 179 del d.lgs. n. 152/2006: la priorità del recupero costituisce un principio cogente? [B] Sul principio dell'autosufficienza di cui all'art. 182 del d.lgs. n. 152 del 2006
[A] L'abbandono dei rifiuti può essere effettuato "alla rinfusa"? [B] Sul luogo di produzione rilevante ai fini della nozione di deposito temporaneo ai sensi dell'art. 183 del d.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152
Sull’art. 191 del codice dell’ambiente: può una situazione che perdura da anni e connessa alla gestione dei rifiuti essere affrontata con un’ordinanza contingibile ed urgente del sindaco?
Può il dovere di ottemperare alle ordinanze prefettizie emesse “al fine di demolire la porzione del fabbricato di proprietà aliena, parzialmente crollato e pericolante, e mettere in sicurezza le aree edificate” giustificare l’abbandono sul sito dei materiali di risulta delle demolizioni?
Sulla previsione di cui al comma 12 dell'art. 208 del D.lgs. n. 152/06: in cosa si distingue la potestà di rettifica d’ufficio delle autorizzazioni in essere rispetto a quella attuabile, ordinariamente, in sede di rinnovo dei titoli?
[A] Sulla legittimazione e l’interesse ad agire in giudizio avverso gli atti che autorizzano l'ampliamento di una discarica operante in un Comune limitrofo. [B] Sulla legittimazione a ricorrere nella materia ambientale: il mero collegamento di un fondo con il territorio sul quale è localizzata una discarica è da solo sufficiente a legittimare il suo proprietario a provocare uti singulus il sindacato di legittimità su qualsiasi provvedimento amministrativo preordinato alla tutela di interessi generali che nel territorio trovano la loro esplicazione? [C] Sulla problematica relativa alla mancata compatibilità paesaggistica; in particolare sul il meccanismo di rimessione al Consiglio dei Ministri
Sull’abbandono di rifiuti urbano-domestici di natura fangosa nel suolo: a quale soggetto competente l’adozione degli atti ripristinatori in materia di “scarichi nel suolo”?
Può il trattamento di materiale proveniente da pregresse forniture di calcestruzzo alla clientela e dalle operazioni di lavaggio delle betoniere e delle pompe, essere qualificato come rifiuto, anziché come sottoprodotto?
Sulla tariffa media di smaltimento: quest’ultima è parametrata sui costi di gestione del singolo impianto o sui costi necessari per garantire l’espletamento dell’intero ciclo provinciale dei rifiuti?
[A] Sul recupero dei materiali provenienti da demolizioni: sui presupposti per l'eventuale assoggettamento di detti materiali a disposizioni più favorevoli che derogano alla disciplina ordinaria in tema di rifiuti. [B] Può l'attività di demolizione di un edificio essere definita un «processo di produzione»? Conseguentemente, possono i materiali che ne derivano essere qualificati come sottoprodotti?
Sul principio della internalizzazione dei cassonetti all’interno dei cortili di proprietà privata; in particolare sulla natura dello stesso: assoluta, ovvero, derogabile in presenza di determinati presupposti
La mera vicinanza di un'abitazione ad un impianto di discarica, ovvero di trattamento e smaltimento di rifiuti, legittima sic et simpliciter il proprietario frontista ad insorgere avverso il provvedimento di approvazione dell'opera?
“Varianti di salvaguardia”: sulla legittimità, o meno, del divieto indiscriminato di determinate tipologie di attività produttive sull’intero territorio comunale, con particolare riferimento alla scelta di vietare nuovi insediamenti legati alle attività di recupero e stoccaggio dei rifiuti
[A] Sulla distinzione tra gli impianti di smaltimento o trattamento di rifiuti a mezzo incenerimento e gli impianti di utilizzo dei rifiuti al fine di produrre energia rinnovabile, o di coincenerimento. [B] Sull’“adeguatezza” dell’altezza dei camini degli impianti di incenerimento e coincenerimento dedicati all’emissione degli effluenti gassosi per la efficace dispersione degli stessi nell’atmosfera. [C] Sul rinnovo e riesame dell’AIA: può l’Autorità procedente invitare altri soggetti pubblici o privati alla conferenza di servizi? Se sì, questi ultimi che tipo di contributo possono fornire?
[A] Sul rapporto tra VIA e autorizzazione integrata ambientale (AIA). [B] Sulla doppia qualificazione dell’amianto, come rifiuto pericoloso in natura, e come rifiuto non pericoloso quanto viene impedita la dispersione delle fibre. [C]. In presenza di un’offerta di bonifica da parte del proprietario incolpevole, o da parte di terzi, è necessario che tale soluzione, comportando un risparmio di spesa pubblica, sia esaminata prioritariamente?
Sui ricorsi in materia di interdittiva antimafia, con riferimento all'impresa che svolge come attività prevalente lo "smaltimento rifiuti liquidi e solidi industriali, esportazione degli stessi, la loro sanificazione e il loro disinquinamento, autotrasporto degli stessi in conto proprio e in conto terzi, fornitura e vendita di ogni materiale per il loro confezionamento"
[A] La disciplina dello spandimento dei fanghi può essere ricondotta alla disciplina dei rifiuti? [B] Sul rilievo che la finalità di tutela ambientale assume con riferimento alla disciplina normativa introdotta con il decreto legislativo n. 99 del 27 gennaio 1992. [C] Lo spandimento dei fanghi è mera attività di concimazione del terreno o, invece, momento finale di un complesso procedimento di trattamento e di gestione di rifiuti? Il Comune che stabilisce le zone in cui l’attività è consentita e dove, invece, è vietata, invade una sfera riservata alla competenza regolamentare regionale?
Può una società che svolge attività di recupero rifiuti in procedura semplificata, avvalersi della facoltà derogatoria prevista dal comma 3 dell’art. 3 (sulla “Autorizzazione unica ambientale”) del d. P. R. 59/2013 (“È fatta comunque salva la facoltà dei gestori degli impianti di non avvalersi dell’autorizzazione unica ambientale nel caso in cui si tratti di attività soggette , ovvero ad autorizzazione di carattere generale, ferma restando la presentazione della comunicazione o dell’istanza per il tramite del SUAP”)?
Sulla eccezionalità della disciplina sulle terre e rocce da scavo: l'onere della prova circa la sussistenza delle condizioni di legge per la sua applicazione
Sulle competenze legislative e regolamentari delle regioni in materia di utilizzazione dei fanghi in agricoltura: con particolare attenzione alla legittimità della previsione regolamentare intesa alla conservazione e valorizzazione del particolare pregio del paesaggio rurale toscano con cui è stato fissato il limite del 3% della superficie tutelata, per lo spandimento dei fanghi nei terreni agricoli
Sull’individuazione del soggetto gravato dall'obbligo a provvedere alla messa in sicurezza e all'eventuale bonifica del sito inquinato: chiara distinzione operata dal legislatore nel Titolo V della Parte IV, del d.lgs. n. 152/2006 (artt. da 239 a 253), tra la figura del responsabile dell’inquinamento e quella del proprietario del sito
Sul particolare regime delle matrici “materiali di riporto”, alla luce della modifica dell’art. 240 comma 1 lett. a) del Codice dell'ambiente, ad opera del d.l. 2/2012
Sul problema degli inquinanti: per il principio di precauzione, può essere ragionevole applicare alle biomasse diverse dai i valori di emissione previsti per il coincenerimento dal Dlgs. 11 maggio 2005 n. 133 (Attuazione della direttiva 2000/76/CE, in materia di incenerimento dei rifiuti)
Sulla nozione di «trattamento» di cui all’articolo 2, lettera h), della direttiva 1999/31, ed in particolare sulla possibilità o meno di sussumere in tale categoria la attività di tritovagliatura
Sul sesto comma dell’art. 208 del D.L. vo 3 aprile 2006, n. 152 e sulla possibilità di collocare l’impianto da realizzare in zone diverse da quelle industriali
[A] Sulla sufficienza o meno, ai fini dell’adozione di ordinanze “ambientali”, della qualifica di detentore, possessore o di mero proprietario. [B] Sull’ampliamento del contenuto del dovere di diligenza da esigersi nei confronti del proprietario dell’area interessata ovvero di coloro che ne hanno il possesso o la mera detenzione (derivante anche dal possesso delle chiavi di accesso alla predetta area): estensione delle ipotesi di negligenza tali da integrare una culpa in omittendo. [C] Sul fondamento e sulla competenza del potere di adozione delle ordinanze di rimozione di rifiuti abbandonati di cui n base all’art. 192 comma 3, D.L. vo 3 aprile 2006, n. 152
[A] Sulla legittimazione attiva dei soggetti che si trovano nelle vicinanze di un impianto di recupero o trattamento di rifiuti. [B] Sui limiti del sindacato di legittimità sul giudizio di valutazione d'impatto ambientale
Sulla configurabilità del reato di attività di gestione di rifiuti non autorizzata in presenza di un'attività di frammentazione o macinatura di terre e rocce da scavo
Sulla imputabilità del reato di gestione non autorizzata di rifiuti al proprietario che conceda in locazione un terreno a terzi per svolgervi un'attività di smaltimento di rifiuti
Sugli obblighi di informazione e di custodia, in relazione al pericolo di inquinamento, riscontrabili in capo al Comune proprietario dell’area in cui si è svolta l’attività di un’azienda municipalizzata
[A] Sulla possibilità che, con riguardo ad esigenze di tutela ambientale, la responsabilità di chi è titolare di diritti reali o personali di godimento su un’immobile, si manifesti in forma omissiva: sulla possibilità di configurare una ipotesi di responsabilità di tipo oggettivo o paraoggettivo. [B] Sull’incidenza ai fini della responsabilità del proprietario dell’omissione della due diligence ambientale
Sugli effetti che la natura di illecito permanente del fatto contestato (attività di discarica abusiva) determina con riferimento alla successione delle leggi amministrative
[A] Sugli ordini di smaltimento dei rifiuti abbandonati in un fondo indiscriminatamente rivolti al proprietario. [B] Sull’elemento soggettivo della responsabilità dell’«autore» dell’inquinamento
Sul “coinvolgimento”, in funzione preventiva e precauzionale, dei proprietari e/o utilizzatori a qualsiasi titolo, delle aree oggetto di fenomeni di (potenziale) contaminazione
[A] Sulla legittimità delle ordinanze sindacali c.d. miste in materia ambientale. [B] Sulla responsabilità del proprietario dell’area ove si è verificato l’abbandono ed il deposito incontrollato di rifiuti
[A] Sull'autorizzazione unica per i nuovi impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti di cui all’art. 208 comma 6 del d.lgs. 152/2006. [B] Sulla pubblica utilità della discarica realizzata per iniziativa privata. [C] Sulla validità del dissenso espresso all'interno della conferenza dei servizi
[A] Sulla possibilità che una previsione dello strumento urbanistico comporti ad un tempo sia un vincolo preordinato all’esproprio, sia la conformazione della proprietà privata. [B] Sulla sussunzione di un’area, ai fini della verifica dei limiti riguardanti le sostanze inquinanti, nella categoria di “verde pubblico o privato” ovvero in quella di “area commerciale o industriale”
[A] Sulle differenze ontologiche in materia di rifiuti tra i poteri di cui agli articoli 50, comma 5, d.lgs. n. 267/2000 e 192 del d.lgs. n. 152/2006. [B] L’art. 192, comma 3, del d.lgs. n. 152/2006 è una norma speciale sopravvenuta rispetto all’art. 107, comma 5, del d.lgs. n. 267/2000. [C] La formale comunicazione dell’avvio del procedimento è adempimento indispensabile con riferimento all’art. 192, comma 3, del d.lgs. n. 152/2006
Sulla possibilità di rilasciare in via postuma o a sanatoria il provvedimento ex. art. 216 del T.U. Ambiente relativo ad operazioni di recupero dei rifiuti
Sulla sussistenza o meno di un obbligo giuridico di ripristino di una situazione ambientale compromessa in capo a soggetto che, pur detentore del bene inquinato, non sia responsabile della contaminazione
[A] Si deve ritenere che il potere di controllo di cui all’art. 216, decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152, sia esercitabile anche in caso di accertamento successivo alla decorrenza dei termini di inizio attività. [B] Sull'interpretazione testuale degli artt. 214 e 216 del decreto legislativo n. 152 del 2006. [C] In seguito all’entrata in vigore del Codice del processo amministrativo, in caso di accoglimento del dedotto vizio di incompetenza non è più possibile considerare assorbiti gli altri motivi dedotti dal ricorrente che potrebbero arricchire il contenuto del giudicato e garantire maggiore effettività della tutela in sede di eventuale riesercizio del potere
[A] Ai sensi dell'art. 192 D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152, ai procedimenti preordinati all'emanazione dell'ordinanza di rimozione e smaltimento dei rifiuti si deve applicare la disciplina sulla comunicazione di avvio del procedimento di cui agli artt. 7 e ss. L. 7 agosto 1990 n. 241, in quanto adempimento obbligatorio. [B] L’ordine di rimozione dei rifiuti presenti sul fondo può essere rivolto al proprietario solo quando ne sia dimostrata almeno la corresponsabilità con gli autori dell’illecito, per avere cioè posto in essere un comportamento, omissivo o commissivo, a titolo doloso o colposo, dovendosi escludere che la norma in discorso configuri un’ipotesi di responsabilità oggettiva
[A] L’onere probatorio della verifica della sussistenza di tutte le condizioni per l’applicazione del regime di favore e differenziato dei sottoprodotti e delle terre e rocce da scavo, rispetto a quello dei rifiuti è a carico di colui che lo invoca. [B] Sul recupero delle terre e rocce da scavo a mezzo di impianto mobile di cui agli artt. 214 e 216 del codice dell’ambiente
Il principio comunitario che accolla al colpevole dell’inquinamento l’onere di porvi rimedio, sia con misure di bonifica sia di messa in sicurezza, non può essere inteso come assoluto ma va contemperato con gli altri principi di precauzione, prevenzione e tutela dell’ambiente, per cui al proprietario ancorché non responsabile della situazione di inquinamento illecito si possono accollare limitati e definiti oneri di realizzazione di misure precauzionali
I principi di precauzione e di prevenzione possono legittimare l'imposizione, a prescindere dalla prova circa la sussistenza del nesso di causalità, in capo al soggetto che, essendo proprietario del sito contaminato, si trova nelle migliori condizioni per attuarle, non solo delle misure di prevenzione descritte dall'art. 240, comma 1, lett.i) decreto legislativo n. 152 del 2006, (già previste a suo carico dall'art. 245, comma 2, decreto legislativo n. 152 del 2006), ma anche di misure di sicurezza di emergenza
Sulla corretta interpretazione in termini di giurisdizione dell’art. 4 del d.l. 23 maggio 2008, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123 a mente del quale “sono devolute alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo tutte le controversie, anche in ordine alla fase cautelare, comunque attinenti alla complessiva azione di gestione dei rifiuti, seppure posta in essere con comportamenti dell'amministrazione pubblica o dei soggetti alla stessa equiparati. La giurisdizione di cui sopra si intende estesa anche alle controversie relative a diritti costituzionalmente tutelati”
Una lettura comunitariamente orientata della normativa nazionale deve condurre ad escludere l’assoggettabilità delle attività di riempimento delle cave alla speciale autorizzazione di cui all’art. 208 TUA, prevista per le attività di discarica, quando risultino preordinate al mero ripristino ambientale e vengano condotte con i materiali previsti
[A] Il Piano di monitoraggio e controllo (nel caso ivi esaminato, delle acque sotterranee) è un elemento costitutivo ed indefettibile del progetto definitivo della discarica di rifiuti che deve a sua volta essere recepito e far parte integrante dell’autorizzazione ambientale. [B] L’inversione procedimentale consistente nell’acquisizione di un parere successivamente all’adozione dell’atto cui esso è riferito, rende illegittimo l’atto stesso
[A] Sulla legittimazione ad impugnare i provvedimenti di localizzazione di un impianto di trattamento rifiuti nel caso dell’interesse certamente non altruistico (“not in my back yard”). [B] Sulla localizzazione di un impianto di trattamento anaerobico della FORSU proveniente da altre regioni, sull’interpretazione restrittiva da effettuare riguardo alla normativa derogatoria vigente e sul contrasto con la programmazione regionale e provinciale. [C] Eliminata la FORSU dalla sezione di compostaggio, essa è comunque utilizzata nella linea anaerobica, il cui prodotto finale non è soltanto il biogas utilizzato per la produzione di energia ma anche il compost e un liquame (destinato allo smaltimento o ad altre possibili finalità quali quella di fertilizzante organico o di reimmissione nel digestore), e dunque rimane l’assenza di una garanzia di completa reimmissione in commercio del rifiuto trattato e quindi il rischio di gravare l’ambito territoriale interessato di un non preventivato quantitativo di rifiuti. [D] Sulla ormai sempre più accentuata sproporzione esistente tra offerta e domanda di FORSU
Il proprietario di un terreno abbandonato nel quale terzi depositino ripetutamente rifiuti, così come colui che subentra nella proprietà di un terreno adibito a discarica, non risponde dei reati di realizzazione e gestione di discarica non autorizzata, anche in caso di mancata attivazione per la rimozione dei rifiuti, a condizione che non compia atti di gestione o movimentazione dei rifiuti
In materia di responsabilità per abbandono di rifiuti, per pacifica giurisprudenza, il dovere di diligenza che fa carico al titolare del fondo, non può arrivare al punto di richiedere un costante vigilanza, da esercitarsi giorno e notte
[A] Chi subentra nella proprietà o possesso del bene subentra anche negli obblighi connessi all'onere reale per il suo inquinamento, indipendentemente dal fatto che ne abbia avuto preventiva conoscenza. [B] L’imputabilità dell’inquinamento può avvenire per condotte attive ma anche per condotte omissive, e che la prova può essere data in via diretta od indiretta
[A] Sull’ammissibilità di una proroga dell’attività di recupero dei rifiuti in attesa del perfezionamento dell’AUA. [B] Sia l’art. 20, sia l’art. 208 del D.lgs 152 del 2006, dettano una precisa e certa tempistica per la definizione delle relative procedure; tempistica non rispettata anche a causa di ritardi burocratici, i quali non possono ricadere interamente sulla sfera giuridica del privato. [C] Sull’ammissibilità della c.d. “Via Postuma” e sul contemperamento degli interessi ambientali con l’iniziativa economica privata
[A] Sulla giurisprudenza quasi univoca, condivisa dal Collegio, che deduce la mancanza di responsabilità, e quindi di obbligo a bonificare o di mettere in sicurezza, del proprietario incolpevole. [B] Sulla differenza tra “onere reale” e “obbligazione propter rem” e sulle modalità con le quali l’ente pubblico può rivalersi sul proprietario incolpevole dell’area inquinata
[A] Sulla realizzazione di un impianto di pirogassificazione di rifiuti speciali non pericolosi. [B] La Commissione europea e la Corte di giustizia europea hanno da tempo chiarito che il principio di precauzione non può mai risolversi nell’applicazione di misure ingiustificate o arbitrarie, che finirebbero con il paralizzare ogni utile iniziativa
[A] Sulla responsabilità delle imprese, nell’ambito delle quali risultano confluite per fusione e/o incorporazione le diverse Società che sono state proprietarie dell’area e che debbono ritenersi corresponsabili dello stato di inquinamento della stessa. [B] Sulle norme nazionali (prevalentemente interpretate nel senso di escludere la responsabilità del proprietario dell’area, tenuto a sopportare l’onere reale iscritto sull’immobile e il vincolo del privilegio speciale sulle spese, rispondendo in via sussidiaria e nei limiti del valore del bene) e sul rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia della questione della compatibilità, con l’ordinamento e i principi in materia ambientale dell’Unione Europea. [C] Sulla sussistenza o meno di una responsabilità della società controllante, per i danni cagionati all’ambiente dalle società sottoposte a direzione e coordinamento, qualora sia rinvenibile un comportamento che abbia concorso alla produzione dell’evento e si sia concretato nell’omissione dell’esercizio dei poteri di controllo
Consentire tempi e quantità superiori ad un anno per la messa in riserva di un rifiuto in regime di procedura semplificata comporta il rischio di creazione di una discarica, facendo insorgere il sospetto di una probabile perdita di controllo del flusso del rifiuto
[A] Ai sensi dell’art. 12 del D.lgs 387 del 2003, la decisione collegiale della Conferenza di servizi si connota come atto presupposto alla decisione finale, atteso che il procedimento si conclude con un autonomo provvedimento adottato individualmente, al di fuori di detta Conferenza. [B] I sottoprodotti (quali le vinacce) non possono costituire rifiuti dato che l’appartenenza alla categoria dei sottoprodotti va verificata in concreto, alla luce dei requisiti stabiliti all'art. 184-bis del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152
[A] I verbali della conferenza di servizi non possono essere impugnati in assenza del provvedimento finale di approvazione e di attribuzione di esecutività alle prescrizioni impartite. [B] Anche le norme di carattere penale che sanzionano il mancato adempimento degli obblighi di bonifica, collegano la pena non al momento in cui viene cagionato l’inquinamento o il relativo pericolo, ma alla mancata realizzazione della bonifica, che è l’attività necessaria a far cessare gli effetti di una condotta omissiva a carattere permanente. [C] Le acque emunte di regola devono essere ricondotte all’interno della categoria dei rifiuti liquidi, non potendosi in linea di principio ritenere che la norma di cui all’art 243 citato consenta una equiparazione tout court tra le acque di falda emunte nell’ambito di interventi di bonifica di siti inquinati e le acque reflue industriali
L’espressione “rifiuti liquidi acquosi e concentrati acquosi prodotti dalle operazioni di risanamento delle acque di falda” deve intendersi come comprensiva delle acque contaminate emunte dalla falda
[A] Sul comportamento omissivo della Pubblica Amministrazione, in seguito a mancata determinazione della tariffa di un servizio pubblico. [B] La Regione e la Presidenza del Consiglio dei Ministri rispondono del danno derivante dalla tardiva fissazione della tariffa remunerativa, anche se il soggetto che avrebbe dovuto pagare la giusta tariffa è la società che conferisce i rifiuti raccolti in discarica
Sulla norma che disciplina il regime delle spese e delle relative garanzie per il caso di interventi sui siti contaminati effettuati d'ufficio dall'autorità competente ai sensi dell'articolo 250 del D.lgs 152 del 2006
L’Adunanza Plenaria ha rimesso alla Corte di Giustizia la seguente questione pregiudiziale avente ad oggetto gli articoli 244, 245, 253 del D.lgs 152 del 2006, secondo i quali in caso di accertata contaminazione di un sito e di impossibilità di individuare il soggetto responsabile della contaminazione o di impossibilità di ottenere da quest’ultimo gli interventi di riparazione, non consentono all’autorità amministrativa di imporre l’esecuzione delle misure di sicurezza d’emergenza e di bonifica al proprietario non responsabile dell’inquinamento, prevedendo, a carico di quest’ultimo, soltanto una responsabilità patrimoniale limitata al valore del sito dopo l’esecuzione degli interventi di bonifica
[A] Sulle modalità di espletamento della gara “a doppio oggetto” per l’affidamento del servizio di gestione dei rifiuti. [B] Nell’affidamento della gestione rifiuti l’impianto di smaltimento non assume la funzione di rete (intesa come monopolio naturale) ma quella di strumento operativo, la cui disponibilità può essere acquisita attraverso una pluralità di istituti giuridici (titolarità, ATI, avvalimento, contratto di utilizzazione e conferimento)
Sull’art. 208, comma 6, del D.Lgs. n. 152/2006, che attribuisce valenza di variante urbanistica agli atti di approvazione dei progetti di realizzazione/ampliamento di discariche
L’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, con ordinanza del 25 settembre 2013, n.21 ha chiarito che l’Amministrazione non può imporre al proprietario di un’area inquinata, che non sia anche l’autore dell’inquinamento, l’obbligo di porre in essere le misure di messa in sicurezza di emergenza e di bonifica, di cui all’art. 240, comma 1, lettere m) e p) del decreto legislativo n. 152 del 2006
[A] Sulla problematica relativa alla qualificazione del fresato di asfalto quale sottoprodotto o quale rifiuto. [B] Sulla rilevanza della nozione di sottoprodotto all’interno del procedimento di verifica dell’anomalia dell’offerta condotto da ANAS
[A] Spetta al soggetto che voglia agire il regime di favore rispetto a quello ordinario del rifiuto (come nella specie per l’appellante), fornire la prova della sussistenza di tutte le condizioni per l’applicazione di un regime di favore e differenziato. [B] Sulla “messa a riserva” di rifiuti e sul decreto con il quale si stabilisce l’ulteriore limite, secondo cui: “la quantità di rifiuti non pericolosi sottoposti ad operazioni di messa in riserva presso l’impianto di produzione del rifiuto non può eccedere la quantità di rifiuti prodotti in un anno, all’interno del medesimo impianto”. Indipendentemente dal limite massimo applicabile, prosegue la norma: “i rifiuti prodotti devono essere avviati ad operazioni di recupero entro un anno dalla data di produzione”. [C] Consentire tempi e quantità superiori per la messa in riserva di un rifiuto in regime di procedura semplificata comporta il rischio di creazione di una discarica, facendo insorgere il sospetto di una probabile perdita di controllo del flusso del rifiuto
Fa da corollario al divieto di diluizione l’obbligo di eseguire i prelievi dei campioni sullo scarico dello specifico ciclo produttivo sottoposto ad esame
[A] Sul discrimine tra la nozione di “scarico industriale” e di “rifiuto”, alla luce di quanto dispone, in particolare, l’art. 243 del d.lgs. n. 152 del 2006. [B] Sull’insussistenza di una omologazione tra i reflui derivanti da operazioni di bonifica e le acque reflue industriali, come definite chiaramente dall’art. 74, comma 1 lett. h) del d.lgs. 152 del 2006
Il criterio di prossimità degli impianti di recupero/trattamento/smaltimento va interpretato in stretta connessione con il principio di autosufficienza, valevole solo per i rifiuti urbani non pericolosi, per cui, se nell’ambito provinciale e/o regionale non vi sono impianti di trattamento/smaltimento di rifiuti liquidi pericolosi, tali rifiuti vanno conferiti presso l’impianto extraprovinciale o extraregionale più vicino
[A] Sull’ampliamento della discarica nel Comune di Peccioli. [B] Nella Regione Toscana è rimessa all'amministrazione procedente l’individuazione del soggetto competente al rilascio del provvedimento di VIA ovvero il provvedimento unico di VIA e AIA, in conformità con il rispettivo ordinamento. [C] Qualora sia stato conseguito, a livello di Ambito Territoriale Ottimale l'obiettivo di riduzione del conferimento dei rifiuti urbani biodegradabili previsto dall'articolo 5, comma 1 del d.lgs. 36/06, tale risultato può essere considerato condizione necessaria e sufficiente per consentire lo smaltimento in discarica dei rifiuti urbani non pretrattati
[A] I criteri di priorità del recupero, in senso lato, rispetto allo smaltimento nella gestione dei rifiuti si traduce nell’individuazione di una gerarchia che non costituisce dunque un principio cogente. [B] Il principio dell’autosufficienza, di cui all’art. 182 del d.lgs. n. 152 del 2006, implica che la realizzazione o comunque l’ampliamento di una discarica deve corrispondere alle esigenze dell’ambito territoriale sul quale è collocata
Sul previgente art. 195, comma 2, lett. e) del d. lgs. n. 152 del 2006, secondo cui “non sono assimilabili ai rifiuti urbani i rifiuti che si formano nelle aree produttive, compresi i magazzini di materie prime e di prodotti finiti, salvo i rifiuti prodotti negli uffici, nelle mense, negli spacci, nei bar e nei locali di servizio dei lavoratori o comunque aperti al pubblico”
[A] Il soggetto produttore di rifiuti tossici (nella specie, rifiuti industriali speciali) è, comunque, sottoposto alla responsabilità prevista dagli artt. 2043 e 2050 c.c. e non può esimersi da essa sostenendo di aver affidato completamente a terzi lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti stessi. [B] Sulla tesi che assume l’illegittimità dell’ordine di bonifica, paventandosi che quest’ultimo possa risultare, per così dire, “duplicativo” della già disposta condanna al risarcimento del danno ambientale
[A] L’ampiezza delle valutazioni svolte in relazione all’AIA si riflette sulla procedura di VIA. [B] La scelta di impiantare o meno una discarica e la sua localizzazione è tipicamente discrezionale
[A] Il potere sindacale di emanare ordinanze contingibili ed urgenti di cui agli artt. 50 comma 5, D.Lgs. n. 267/2000 permette anche l'imposizione di obblighi di fare a carico dei destinatari. [B] Il dominus conserva comunque una facoltà di controllo della propria proprietà anche quando ne ha perso il possesso per effetto di un contratto di locazione facoltà che deve poi sfociare nelle opportune iniziative giudiziarie per non dimostrare colposa acquiescenza agli illeciti altrui sulla propria proprietà
L'attività istruttoria del procedimento di bonifica deve prevedere la partecipazione del soggetto interessato e, in particolare, gli accertamenti analitici devono essere effettuati in contraddittorio
Spetta alla pubblica amministrazione procedere alla raccolta dei rifiuti abbandonati da terzi “sull'area di sedime della strada stessa” a prescindere dalla sussistenza dell'elemento soggettivo del dolo o della colpa
Sulla necessità o meno che l’ordinanza di rimozione di rifiuti abbandonati – ai sensi dell’art. 192 del d.lgs. 3 aprile 2006 n. 152 - debba essere preceduta dalla comunicazione, prevista dall’art. 7 della L. n. 241 del 1990, di avvio del procedimento
[A] Sui produttori iniziali di rifiuti pericolosi che effettuano operazioni di raccolta e trasporto dei propri rifiuti pericolosi in quantità non eccedenti trenta chilogrammi o trenta litri al giorno. [B] Sulla produzione di rifiuti negli arenili degli stabilimenti balneari
[A] E’ pur vero che la giurisprudenza ha da tempo riconosciuto la possibilità per il giudice di fondare la decisione anche su un percorso logico giuridico difforme da quello prospettato dal ricorrente, ma mai si è affermato, nemmeno per implicito, che detta difformità possa interessare anche i fatti nuovi. [B] Sulla necessità di chiarire se le deiezioni animali, ed in particolare la “pollina”, siano da considerare “rifiuti”, oppure possano essere considerati “sottoprodotti di origine animale”, ovvero direttamente “biomasse” ai sensi del d.lgs 183/2003
Va esclusa la possibilità di estensione ai rifiuti diversi da quelli urbani non pericolosi del principio specifico dell’autosufficienza locale nello smaltimento
Quand’anche non emerga una contaminazione del sito per gli effetti previsti dall’art. 242 del D.lgs. n. 152 del 2006, non è esclusa comunque l’esigenza di provvedere allo smaltimento dei rifiuti, a nulla rilevando che i medesimi siano stati interrati o miscelati con una matrice terrosa
[A] Sulla possibilità o meno che le sanzioni ripristinatorie previste dal D.Lgs. n. 22 del 1997 possano applicarsi a fattispecie svoltesi antecedentemente. [B] Sui valori di CSC da tenere in considerazione per i “suoli agricoli”. [C] La responsabilità dell'inquinatore e quella del proprietario si fondano su presupposti giuridici diversi ed hanno differente natura. [D] Chi subentra nella proprietà o possesso del bene subentra anche negli obblighi connessi all'onere reale. [E] L’imputabilità dell’inquinamento può avvenire per condotte attive ma anche per condotte omissive. [F] Sulla fase dicotomica della conferenza di servizi
[A] Sul deposito di grandi quantità di ceneri di pirite, residuo del procedimento industriale di fabbricazione dell'acido solforico, ottenuto in passato mediante il c.d. arrostimento del minerale pirite in speciali forni, a seguito del quale derivava, quale residuo solido, la cenere di pirite. [B] Sulla possibilità o meno di qualificare come M.P.S. o come sottoprodotti le “ceneri di pirite”. [C] Sulla nozione di sottoprodotto alla luce della giurisprudenza costituzionale e comunitaria
[A] E’ illegittimo il piano di gestione dei rifiuti della Regione Lazio laddove consente lo smaltimento in discarica dei rifiuti non preventivamente trattati in impianti TMB, ma compressi durante il trasporto e dopo lo scarico, e, da ultimo, sottoposti a cernita grossolana. [B] La Direttiva Quadro e la normativa nazionale di recepimento non convalidano la tesi secondo cui la tritovagliatura può essere considerata forma di pretrattamento del rifiuto indifferenziato, ai fini dell'assolvimento dell'obbligo di cui all'art. 7, comma 1 del D.Lgs, 36/2003
[A] Il divieto di smaltimento dei rifiuti di produzione extraregionale è applicabile ai rifiuti urbani non pericolosi, mentre il principio dell' autosufficienza locale ed il connesso divieto di smaltimento dei rifiuti di provenienza extraregionale non possono valere né per quelli speciali pericolosi, né per quelli speciali non pericolosi. [B] Sul parere negativo opposto dal comune il cui territorio sia interessato dalla realizzazione di un impianto di smaltimento rifiuti e produzione di energia da biogas
[A] Sui limiti al principio secondo cui non si può ravvisare la colpa del proprietario dell’area sulla quale sono stati scaricati rifiuti nel fatto che lo stesso non abbia recintato il fondo. [B] Sul provvedimento con il quale l’amministrazione richiede l’approntamento delle opere di ripristino della recinzione, necessarie ad inibire o, quanto meno, limitare l’incontrollato accesso all’area in questione con abbandono di rifiuti. [C] Sulla richiesta di predisposizione di un servizio di vigilanza notturno e diurno al fine di assicurare l’osservanza del divieto di accesso all’area
[A] Sulla competenza alla rimozione dei rifiuti dalla sede stradale ed dalle pertinenze. [B] Sulla ripartizione delle competenze tra Sindaco e Dirigenti in materia di ordinanze di rimozione dei rifiuti
Nei confronti del curatore fallimentare non è configurabile alcun obbligo ripristinatorio in ordine all'abbandono dei rifiuti in assenza dell’accertamento univoco di un’autonoma responsabilità del medesimo
[A] Sulla differenza tra la VIA e l’AIA. [B] Sugli aspetti della VIA che non possono essere rimessi in discussione in sede di rilascio dell’AIA. [C] Non è dato comprendere in che modo la raccolta differenziata “porta a porta” dei rifiuti possa costituire, nell’ottica dei ricorrenti, una valida alternativa all’incenerimento dei rifiuti. [D] La rinnovazione del giudizio di compatibilità ambientale si impone solo allorché siano introdotte delle modificazioni progettuali che determinino la costruzione di un manufatto significativamente diverso da quello già esaminato
[A] La qualifica di “operatore professionale”, in base al diritto comunitario dell’ambiente, fa sorgere una particolare posizione di controllo ambientale sull’attività svolta anche riguardo all’abbandono di rifiuti da parte di terzi. [B] Sulle terre e rocce da scavo contaminate da policlorobifenili. [C] Sulla carenza di giurisdizione riguardo all’impugnazione delle sanzioni amministrative ex art. 255 d.lgs. n. 152 del 2006. [D] Sull’ordinanza diretta al proprietario dell’area con la quale si intima di presentare un progetto di indagine ambientale ai sensi degli artt. 242 e 245 del D.lgs 152 del 2006. [E] Sulla sanabilità dell’omessa instaurazione del contraddittorio ai sensi dell’art. 192, comma 3, del d.lgs. n. 152 del 2006
È vero che, in Italia, una disciplina organica sui rifiuti è stata introdotta solo con il DPR 10.9.1982 n. 915, in attuazione delle direttive comunitarie in materia. Questo, tuttavia, non consente di affermare che, prima di tale data, ciascuno fosse libero di smaltire i propri rifiuti
[A] Sulla frazione organica stabilizzata derivante dal trattamento meccanico e selezione dei rifiuti solidi indifferenziati (c.d. F.O.S.) e sul suo inquadramento come rifiuto urbano ovvero come rifiuto speciale. [B] Sull’applicabilità o meno alla F.O.S. della c.d. eco tassa introdotta dalla legge n. 549 del 1995 - provvedimento collegato alla legge finanziaria 1996, a decorrere dal 1°gennaio 1996. [C] Sul processo di generazione della F.O.S. [D] Sull’elencazione dei rifiuti speciali contenuta al comma 3 dell’art. 184 del d. lgs. n. 152 del 2006. [E] Manca nell’ordinamento giuridico sia italiano che comunitario una definizione espressa del recupero e dello smaltimento
L'art. 192 del d. lg. 3 aprile 2006 n. 152, non si limita a riprodurre il tenore dell’abrogato art. 14 del D.lgs 5 febbraio 1997 n. 22 (cd. decreto Ronchi) con riferimento alla necessaria imputabilità a titolo di dolo o di colpa, per l'obbligo di rimozione dei rifiuti illecitamente abbandonati
La presenza di una recinzione è di per sé idonea ad escludere la colpa dei ricorrenti, non potendo esigersi da costoro l’adozione di sistemi particolarmente complessi, volti ad escludere, in assoluto, la possibilità di abbandono incontrollato di rifiuti
[A] Sulla differenza tra la valutazione di impatto ambientale e autorizzazione integrata ambientale. [B] Sulla gestione dei rifiuti solidi urbani e sulla competenza del Tribunale amministrativo regionale per il Lazio. [C] Sull’inchiesta pubblica ai sensi dell’art. 15, comma 1, della legge regionale n. 79 del 1998. [D] La qualificazione dell’impianto come inceneritore oppure come un coinceneritore rileva esclusivamente in fase di esercizio. [E] Sulla differenza tra impianto di incenerimento ed impianto di coincenerimento
Sulla possibilità o meno che la curatela fallimentare, ed il liquidatore nel concordato preventivo con cessione dei beni, possa essere destinataria di ordinanze sindacali dirette alla bonifica di siti inquinati
A carico del proprietario dell’area inquinata, che non sia altresì qualificabile come responsabile dell’inquinamento, non incombe alcun obbligo di porre in essere gli interventi in parola, ma solo la facoltà di eseguirli per mantenere l’area interessata libera da pesi
Sui limiti della giurisprudenza per la quale la rimozione dei rifiuti abbandonati su aree di pertinenza delle autostrade spetta al concessionario in quanto la normativa del Codice della Strada si pone in rapporto di specialità rispetto alle disposizioni del Codice dell’ambiente
Sull’organo competente all’emanazione dell’ordinanza di rimozione, recupero e smaltimento dei rifiuti e di ripristino dello stato dei luoghi, ai sensi dell’art. 192 d. lg. n. 152/2006
Sull'emissione di ordinanze contingibili ed urgenti per consentire il ricorso temporaneo a speciali forme di gestione dei rifiuti emesse in assenza del parere degli organi tecnici o tecnico-sanitari locali
[A] Il Codice dell’Ambiente disciplina un sistema sanzionatorio nel quale l’attuazione del principio non prevede che – in assenza di individuazione del responsabile – il costo degli interventi gravi sulla collettività. [B] Sul nesso di causalità tra le attività degli operatori e l’inquinamento diffuso rilevato. [C] Nel modulo procedimentale della conferenza di servizi i pareri o le intese di cui ai richiamati artt. 252 comma 4 del D.Lgs. 152/06 e 15 comma 4 del D.M. 471/1999 ben possono essere acquisiti all’interno della conferenza stessa. [D] L’eventuale vizio nella partecipazione ad una conferenza di servizi può essere fatto valere solo dal soggetto interessato. [E] Le acque emunte vengono di regola ricondotte all'interno della categoria dei rifiuti liquidi
[A] Sui comuni limitrofi a quello interessato dalla realizzazione di un impianto di gestione di rifiuti e sulla loro qualità o meno di soggetto interessato ai fini della partecipazione alla conferenza di servizi indetta ai sensi dell’art. 208 D. L.vo 152/06 ed ai fini della impugnazione degli atti che autorizzano la realizzazione dell’impianto. [B] Sui c.d. impianti di compostaggio. [C] Negli impianti di digestione anaerobica la produzione di biogas non costituisce il prodotto finale, ma solo un prodotto intermedio. [C] Non è possibile ritenere che l’esportazione fuori regione di rifiuti speciali sia libera al punto tale da prescindere da qualsiasi programmazione regionale. [D] La individuazione degli impianti destinati al recupero di rifiuti urbani non pericolosi di provenienza regionale o extraregionale debba avvenire in sede di approvazione del Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti. [E] Il compost soffre di una sproporzione esistente tra offerta e domanda. [F] Sulla circostanza che la FORSU, come altri rifiuti biodegradabili, possa qualificarsi come “biomassa”. [G] Sulla normativa applicabile agli impianti che producono energia rinnovabile tramite trattamento di rifiuti biodegradali
[A] Sulla competenza a ricorrere dell’associazione ambientale locale in tema di localizzazione di discariche o comunque di localizzazione di impianti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti. [B] Sulla possibilità o meno da parte del giudice di riconoscere, caso per caso, legittimazione ad impugnare atti amministrativi incidenti sull’ambiente anche ad associazioni a carattere locale. [C] La mera vicinanza di un fondo ad una discarica o ad un impianto di trattamento di rifiuti non legittima di per sé il proprietario frontista ad insorgere avverso il provvedimento od il contegno autorizzativo dell’opera
Sul venir meno dell’art. 33, commi 2 e 3, della legge regionale Veneto 21 gennaio 2000, n. 3, secondo il quale non possono essere conferiti rifiuti speciali da fuori Regione, se esistono discariche più vicine dal luogo di produzione nella stessa Regione e limiti quantitativi in ragione di qualità soggettive dei soggetti conferitori
Sul mero collegamento di un fondo con il territorio sul quale è localizzata una discarica e sulla possibilità o meno che questo sia da solo sufficiente a legittimare il suo proprietario a provocare uti singulus il sindacato di legittimità del provvedimento
La giurisprudenza amministrativa ha chiarito che il nesso di causalità tra la condotta del responsabile e la contaminazione riscontrata deve essere accertato applicando la regola probatoria del "più probabile che non"
[A] L’articolo 196 del D.lgs 152 del 2004 esclude che la realizzazione di impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti debba avvenire necessariamente ed esclusivamente in aree industriale. [B] Il potere di pianificazione del territorio non può precludere del resto insediamenti industriali in zone a destinazione agricola, salvo che in via eccezionale, quando cioè si sia in presenza di un assetto agricolo di particolare pregio
La mera vicinanza di un fondo ad una discarica non legittima per ciò solo ed automaticamente il proprietario frontista ad insorgere avverso il provvedimento autorizzativo dell'opera
Sulla sussistenza o meno di una legittimazione del Comune ad impugnare il provvedimento di approvazione di una discarica da localizzare nel suo territorio
L’inibitoria della prosecuzione dell’attività di “recupero rifiuti”, ai sensi dell’art. 216, comma 4, del d.lgs. n. 152 del 2006, può intervenire non solo nel caso di inosservanza delle norme tecniche sulle quantità e i tipi di rifiuti trattati, ma anche nell’ipotesi di contrasto di detta attività con le norme in materia di tutela dell’ambiente e della salute dell’uomo
Sull’art. 186, comma 3, del D.Lgs. n. 152 del 2006, secondo il quale ove la produzione di terre e rocce da scavo avvenga nell'ambito della realizzazione di opere soggette a permesso di costruire o a denuncia di inizio di attività, la sussistenza dei requisiti richiesti dall'art. 186, comma 1 nonchè i tempi dell'eventuale deposito che non possono superare un anno, devono essere dimostrati e verificati nell'ambito delle procedure previste per il permesso di costruire o della DIA
Sulla possibilità o meno che il committente dei lavori edili ed il direttore dei lavori possano essere ritenuti responsabili a titolo di concorso con l'appaltatore per la raccolta e lo smaltimento abusivi dei rifiuti non pericolosi connessi all'attività edificatoria
Per reflui industriali debbono intendersi quelli provenienti da insediamenti latu sensu produttivi, ad esclusione delle acque derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività domestiche nonchè delle acque di dilavamento che non siano venute in contatto con sostanze o materiali connessi alle attività produttive
Sull'utilizzazione agronomica dei reflui medesimi, al di fuori dei casi o dei limiti consentiti, nel caso di fertirrigazione con effluenti da allevamento
[A] La conferenza di servizi di cui all’art. 208 del D.lgs 152 del 2006 è di natura istruttoria e precede la decisione finale sulla realizzabilità dell’impianto, quest’ultima affidata all’esclusiva competenza dell’autorità regionale. [B] Il fatto che l’area di insediamento abbia una determinata destinazione urbanistica non è di per sé circostanza ostativa e non è valida giustificazione per il diniego di approvazione del progetto per la realizzazione e gestione di nuovi impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti
[A] Sul soggetto al quale compete di ordinare la rimozione dei rifiuti abbandonati, tra il Sindaco ed il dirigente. [B] Sul soggetto competente ad imporre ai soggetti responsabili dell’inquinamento di un sito di provvedere alla messa in sicurezza d’emergenza ed alla bonifica
[A] Il produttore e il detentore sono investiti di una posizione di garanzia in ordine al corretto smaltimento dei rifiuti. [B] Affinché il produttore originario dei rifiuti non sia ritenuto responsabile non è sufficiente che lo stesso sia munito del formulario controfirmato di cui all’art. 193 del D.lgs 152 del 2006. [C] La verifica ed il controllo del possesso delle necessarie autorizzazioni in capo al destinatario rientra senz’altro tra gli obblighi di diligenza esigibili dal produttore o detentore dei rifiuti. [D] Sul produttore originario dei rifiuti speciale incombe l’onere di verifica di tutti i detentori successivi sino allo smaltitore finale
[A] Sulle carcasse di macchine agricole appoggiate direttamente sul terreno a cielo aperto e senza impermeabilizzazione alcuna. [B] E’ necessaria una autorizzazione per svolgere una attività di accumulo di "beni destinati alla rottamazione" elencati nel catalogo europeo dei rifiuti (CER) quali i veicoli e i pneumatici fuori uso, le batterie e gli accumulatori
Sul caso di una cava a cielo aperto e sulle acque da dilavamento del piazzale dove avviene la frantumazione, lo stoccaggio, il caricamento ed il trasporto del materiale estrattivo
L’Amministrazione nel sanzionare con obbligo di rimozione, recupero e ripristino, l'abbandono e il deposito incontrollato di rifiuti non può ravvisare una colpa del proprietario nel fatto che lo stesso non abbia recintato il fondo
Non sussiste alcuna competenza comunale in materia di disciplina dello spandimento di tali rifiuti in agricoltura, avendo la Regione riservato a sé la materia ed avendola ampiamente e compiutamente disciplinata
Sull’ordine di rimozione dei rifiuti rivolto al proprietario del fondo in assenza di adeguata istruttoria e di idonea motivazione circa l’imputabilità soggettiva di una qualche condotta attiva od omissiva
[A] Nell'attuale sistema normativo, l'obbligo di bonifica dei siti inquinati grava in primo luogo sull'effettivo responsabile dell'inquinamento stesso, che le competenti Autorità amministrative hanno l'obbligo di individuare e ricercare. [B] Le rilevazioni dell’ARPA sui valori di concentrazione limite accettabili per la tipologia di terreni “area agricola a verde pubblico”, devono fare esclusivo riferimento alla destinazione d’uso dei suoli come impressa dall’ente
[A] La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità di leggi regionali che avevano introdotto divieti alla circolazione dei rifiuti speciali. [B] Sulla legittimità del Piano regionale delle Marche che vieta alle sole discariche di I categoria la ricezione di rifiuti speciali provenienti da fuori regione. [C] Sarebbe palesemente irrazionale ammettere che le Regioni debbono, nell’ambito della pianificazione relativa ai rifiuti prodotti nel proprio territorio, limitare la movimentazione dei rifiuti speciali, mentre analoghi limiti non potrebbero essere imposti con riferimento a rifiuti della medesima tipologia di provenienza extra regionale
Sull’ordine di smaltimento dei rifiuti emanato nei confronti del proprietario del fondo colpevole di comportamento omissivo specificamente e causalmente correlato, in funzione agevolatrice, alla realizzazione della condotta vietata
[A] Sull’ordinanza di rimozione dei rifiuti abbandonati ex art. 192 del D.lgs 3 aprile 2006 n. 192 e sull’obbligo di instaurazione del contraddittorio con i soggetti interessati. [B] Sull’organo competente ad adottare ordinanze di rimozione di rifiuti. [C] Sulla responsabilità dolosa o colposa che deve gravare sul proprietario dell’area affinché questo possa essere colpito da un’ordinanza di rimozione dei rifiuti abbandonati
E’ illegittimo il provvedimento con il quale il Comune indiscriminatamente ordina al proprietario di procedere "alla rimozione, all'avvio al recupero o allo smaltimento dei rifiuti e al ripristino della stato dei luoghi"
Sul provvedimento con il quale la regione ha respinto la richiesta di nuova autorizzazione alla raccolta ed al trattamento di veicoli fuori uso in attuazione della normativa introdotta dal D.lgs. 209 del 24 giugno 2003, ritenendo che il centro ricade in un’area urbanistica che vieta la localizzazione di tale tipologia di impianti
Sull’ordinanza di rimozione dei rifiuti abbandonati ex art. 192, d.lgs. n. 152 del 2006, sull’organo competente ad emetterla e sul rapporto con le ordinanze contingibili e urgenti ex. art. 54 del TUEL
Sugli strumenti di tutela avverso i provvedimenti con cui le Amministrazioni autorizzano la realizzazione di un nuovo impianto di smaltimento o di recupero dei rifiuti
Sulla legittimazione all'impugnazione del provvedimento di localizzazione di una discarica da parte dei Comuni nel cui territorio l'impianto dovrebbe essere collocato
L'abbandono di rifiuti da parte di titolari di imprese, anche se occasionale, integra in ogni caso la fattispecie costituente reato di cui al citato art. 256, comma 2, del D.lgs n. 152 del 2006
Il proprietario dell’area è tenuto a provvedere allo smaltimento dei rifiuti solo a condizione che ne sia dimostrata almeno la corresponsabilità con gli autori dell'illecito abbandono di rifiuti
Lo scarico di liquami derivante dalla molitura delle olive necessitava dell'autorizzazione della competente autorità in difetto della quale si configura il reato ex art. 59, primo comma, D.L.vo 152/1999
[A] Sulla legittimazione a ricorre delle associazioni ambientalistiche, delle loro articolazioni territoriali, dei comitati locali e dei singoli privati avverso il provvedimento di localizzazione di una discarica. [B] Sulla legittimità o meno della legge regionale Piemonte 2002 n. 24 che attribuisce alle Province, anziché alla Regione, la competenza al rilascio delle autorizzazioni alla realizzazione di impianti di smaltimento e di recupero di rifiuti
[A] Sulla c.d. “class action”, come concepita ed introdotta dalla legge finanziaria 2008 nell’ordinamento statale e sulla sua operatività o meno per la tutela di danni da disastri ambientali c.d. “mass tort” di scaturigine d’oltreoceano. [B] Sulla necessità o meno di invitare alla “conferenza di servizi” i comuni confinanti con quello entro la cui circoscrizione sia stato individuato il sito di localizzazione della discarica
Il proprietario non responsabile dell’inquinamento della propria area può essere tenuto a rimborsare le spese sostenute dalla P.A., nel limite del valore di mercato del sito, a seguito degli interventi eseguiti d’ufficio per il risanamento del sito
E’ soggetto a responsabilità erariale, per l'inerzia nel prestare acquiescenza nei confronti dell'attività di gestione di una discarica abusiva, il Presidente di Quartiere che non abbia richiamato i competenti Uffici al fine di un pronto intervento di sgombero
Sulla configurabilità o meno del reato di cui al D.Lgs. n. 152 del 2006, art. 256, comma 1, lett. a), laddove tramite un impianto produttivo venga effettuato il recupero dei rifiuti provenienti dall'attività edilizia
E’ illegittimo l'art. 7, comma 1, lettera b), della legge Provincia autonoma di Bolzano 26 maggio 2006, n. 4 “La gestione dei rifiuti e la tutela del suolo”, laddove sottrae alla nozione di rifiuto comunitaria le “terre e rocce da scavo” mediante una presunzione di ordine generale
Sulla violazione dei divieti di abbandono e deposito incontrollato di rifiuti, sulla giurisprudenza che ritiene che l’evento non possa essere imputato in capo al proprietario dell’area e sulla giurisprudenza contraria
Sull’articolo 12 del D.P.R. n. 915/82 e sulla legittimità o meno di un’ordinanza sindacale che preveda la possibilità di occupare ed avvalersi di terreni privati, diversi da quelli ordinariamente funzionanti come discariche
Sulla legittimazione o meno di un comitato di cittadini, caratterizzato da una forma associativa temporanea, a ricorrere avverso gli atti di localizzazione di impianti per il trattamento e lo smaltimento di rifiuti
Sull’autorizzazione a realizzare nuovi impianti di smaltimento o di recupero di rifiuti, attribuita alla Giunta regionale dall’art. 27 del D.Lgs. n. 22/1997, e sulla possibilità di assegnare tali competenze ai dirigenti regionali
Avv. Silvano Di Rosa - "Per il decreto Ronchi non è un reato essere proprietario di un terreno" - Nota a Consiglio di Stato, Sez. V, 16 novembre 2005, n. 6406
La realizzazione di nuovi impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti ai sensi del D.lgs 22/97 non può prescindere dalla conformità urbanistica delle opere
La responsabilità del proprietario postula una imputabilità allo stesso “a titolo di dolo o colpa” dei fatti di abbandono e/o di deposito incontrollato di rifiuti
Sull’illegittimità dell’ordinanza sindacale con la quale si intima al proprietario lo smaltimento dei rifiuti insistenti sull’area di sua proprietà senza fornire adeguata motivazione in merito a responsabilità per dolo o colpa